La Danza
Le Origini
La Danza del Ventre affonda le proprie radici nella storia del culto religioso e in tutti i cambiamenti che hanno riguardato le donne all’interno delle diverse società nel mondo.
Si può dire che questa danza è antica quanto la vita stessa, esisteva all’inizio dei tempi, quando era una componente del rito religioso, come forma propiziatoria e con lo scopo di garantire la continuità della specie umana e la fertilità della natura.
Si trovano tracce della sua esistenza già in decorazioni di caverne e sculture preistoriche rinvenute in luoghi anche molto lontani tra loro come India, Spagna o Grecia.
Anche nella letteratura si trovano descrizioni delle movenze della Danza del Ventre riportate da poeti latini risalenti al primo secolo dopo Cristo.
Esistono testimonianze di quanto fosse diffusa la Danza del Ventre già in epoche remote nella cultura maori in Nuova Zelanda e nelle isole Hawaii, dove è conosciuta come Hula.
Già migliaia di anni fa le donne danzavano in onore della Divinità Femminile, nel grande Tempio di Artemide a Efeso le sacerdotesse veneravano la Dea con danze rituali di cui vengono descritte movenze analoghe a quelle della Danza del Ventre, le sacerdotesse danzavano nel Tempio volgendo le spalle ai fedeli rivolte all’effige della Dea, poichè le loro danze erano destinate a Lei. Il ruolo di Sacerdotessa era molto ambito perché esse erano la personificazione della Divinità, in alcune religioni erano considerate sacre ed erano scelte tra le giovani più istruite e appartenenti a famiglie nobili. Le donne onoravano la Grande Dea in tutta la Mesopotamia, in Kuwait e in Iran, Turchia e Siria, era conosciuta in Egitto e in Arabia Saudita, anche a Cipro sull’altare di Afrodite e in Grecia nel Tempio di Venere a Corinto.
Un grande contributo alla diffusione di quest’arte è sicuramente da attribuire alle popolazioni Rom, che dall’India si spostarono via terra verso l’Europa fino alle rive del Mediterraneo e da lì diramandosi verso il Medio Oriente, il Nord Africa, l’Europa Mediterranea e dell’Est.
Nel corso di questi spostamenti la Danza del Ventre subì l’ influenza delle diverse culture incontrate sulla sua strada contaminandole a sua volta, fino a ciò che conosciamo oggi come Danza del Ventre che, è in particolare, quella mantenuta viva nei Paesi Arabi.
I primi contatti diretti con la cultura occidentale avvennero grazie allo sbarco di Napoleone con le sue truppe in Egitto. Al Cairo i suoi soldati ebbero modo di assistere alla Danza del Ventre delle ghawazee, danzatrici zingare che si esibivano in accampamenti lungo le rive del Nilo e ne rimasero stregati. L’impatto con l’espressione forte e suadente di queste danzatrici del ventre fu così forte che vennero accusate di creare scompiglio tra le truppe, tanto che i generali francesi ordinarono una vera e propria persecuzione nei loro confronti; ben quattrocento furono catturate , decapitate e gettate nel Nilo. Il trattamento riservato a queste donne dichiara molto esplicitamente quale fosse la mentalità maschile e colonialista dell’epoca. L’atteggiamento generale nei confronti delle danzatrici del ventre cominciò a modificarsi grazie all’apprezzamento di viaggiatori stranieri, in particolare europei che si recavano in quei luoghi per ragioni di commercio. Questi da prima non apprezzavano quel tipo di spettacolo, principalmente perché non gli era famigliare la musica e perché avevano in mente un ideale di bellezza femminile diversa da quella delle ghawazee, in seguito ne rimanevano affascinati tanto da preferire la loro arte a quella dei migliori balletti europei. In seguito viaggiatori meno avidi e più sensibili come intellettuali, artisti, esploratori e scienziati furono sempre più benevoli nelle loro considerazioni su quelle strane danzatrici del ventre “la cui bellezza traspare in tutto ciò che fanno” come scrisse il pittore francese Eugenie Delacroix. Tra le alterne vicende che hanno travagliato l’esistenza delle donne danzatrici, vi fu anche il loro bando dal Cairo nel 1834, a causa di una politica di modernizzazione condotta da Muhammad Ali allora governatore dell’Egitto.
Malgrado tutte le vicissitudini e la disapprovazione che incontrava, la Danza del Ventre è sopravvissuta negli harem e nelle feste private, dove le donne hanno continuato a danzare tra di loro.
Alla metà del diciannovesimo secolo fu conosciuta in America grazie alle “Grandi esposizioni”: enormi fiere itineranti famose da una parte all’altra dell’Atlantico, che portarono danzatrici mediorientali ad esibirsi di fronte ad un vasto pubblico che ne rimaneva incantato. Tutte le donne amano danzare, e quando la moda di quell’epoca in occidente, che intrappolava i loro corpi in rigidi corsetti e pesanti crinoline, lasciò il posto ad abiti più leggeri e disinvolti con i quali esse potevano muoversi con più facilità, furono immediatamente attratte dalla libertà di espressione delle Danze Orientali; il Charleston per esempio, è una delle danze “pazze” di quegli anni, che mima perfettamente le antiche movenze delle ghawazee. Contemporaneamente in Europa e negli USA il mondo dei night-club si impossessava di questa forma di esibizione artistica tanto che ancora oggi, per quanti non sono a conoscenza delle sue profonde radici storico/religiose, la Danza del Ventre ha ancora questa connotazione di esibizione di donne in abiti succinti per un pubblico maschile.
Anche il mondo del cinema di quell’epoca si interessò alla Danza del Ventre, uno degli esempi più noti è quello della danzatrice-spia Mata Hari, e di tante altre pellicole nelle quali compare sullo sfondo e per pochi fotogrammi, una danzatrice orientale; per lo più come elemento decorativo e mai in modo da rappresentare sufficientemente l’abilità e la maestria e il fascino, che una esibizione di un’abile danzatrice del ventre, trasmettono al pubblico. La cinematografia nei paesi arabi ha concesso più spazio alla Danza del Ventre, perché per lo più le storie raccontate si riferivano a vicende di ragazze povere che intrecciavano relazioni con uomini facoltosi. I produttori cinematografici, diventati consapevoli della popolarità della Danza del Ventre utilizzarono sempre più spesso la figura della danzatrice nei propri film, tanto che negli anni trenta e quaranta, in Egitto la richiesta era talmente alta che non riuscivano a trovarne a sufficienza, così ricorsero a donne occidentali. Capita spesso di vedere in una pellicola dell’epoca una breve apparizione di una danzatrice del ventre con abiti e movenze orientali e magari i capelli biondi.
Nonostante tutte queste contaminazioni, ancora oggi in Medio Oriente e in Africa settentrionale in contesti lontani dalle città, la danza delle donne svolge ancora un ruolo fondamentale nelle occasioni rituali, terapeutiche o di puro divertimento; mentre nelle città si possono ammirare esibizioni sempre più evolute e raffinate nella tecnica interpretativa. Sia in Oriente che in Occidente oggi la Danza del Ventre è conosciuta prevalentemente nella sua versione cabarettistica.
Attualmente però, grazie al crescente interesse da parte delle donne nei confronti di quest’arte così affascinante, si stanno formando scuole e compagnie di danzatrici del ventre professioniste in grado di mettere in scena veri e propri spettacoli di Danza Orientale rappresentati in tournée in prestigiosi teatri e festival in tutto il mondo.
La Danza del Ventre oggi
Nel corso degli ultimi 150 anni la Danza del Ventre ha subito una trasformazione che in qualche caso non le rende onore. Anzitutto è necessario comprendere che per acquisire un buon livello di interpretazione occorre un’abilità non comune, che si ottiene con costante studio e applicazione; il malinteso è dato dal considerarla solo puro divertimento e non una vera e propria arte.
Un altro equivoco è relativo al fatto che spesso le donne che danzano hanno suscitato reazioni ambigue da parte della società. Si può ipotizzare che il motivo sia che storicamente la Danza del Ventre fosse una pratica delle schiave, appresa per allietare i commensali dei banchetti o per animare le festa. Le danzatrici del ventre erano donne povere che si esibivano per denaro, non avevano quindi avuto la possibilità di ricevere un’ istruzione, e non potendo ambire ad un matrimonio risolutivo, per loro, la Danza del Ventre era l’unico mezzo di sostentamento.
Si può quindi dedurre che l’atteggiamento di scarsa approvazione, che a volte ancora si riscontra, nei confronti di chi si dedica a quest’arte, sia dovuto non tanto ad una visione erotica della danzatrice del ventre (le prostitute sono da sempre state un’altra categoria che non si esibiva nella Danza del Ventre) quanto nella presunta appartenenza ad una classe sociale non abbiente e per questo discriminata. Nel tentativo di sottrarsi ad ogni equivoco, alcune danzatrici si impegnano ad attenuare l’aspetto sensuale della Danza del Ventre, con l’intento di essere considerate seriamente: questo avviene, solitamente, sfrondando la propria esibizione di alcuni dei movimenti tradizionali, per esempio quelli che si eseguono con il petto o a terra, o mantenendo un’espressione del viso seria e compassata. Occorre ricordarsi però che è l’idea che la danzatrice ha di se stessa come donna che le permette di creare una danza che risulti una manifestazione artistica e di consapevole orgoglio per il proprio sesso, piuttosto che uno stimolo erotico.
Oggi che i riti in onore delle Dee non si praticano più, né si danza dietro le porte sbarrate di un harem , ciò che conta è la profonda esperienza che ogni donna può fare di sé stessa nel rapporto con il proprio corpo e la propria femminilità. Molte sono anche le resistenze di tipo estetico, la convinzione di essere troppo grassa, o vecchia, o ridicola, tuttavia quando una donna si concede un minimo di tempo per provare, cambia presto idea, sia sulla Danza del Ventre che su se stessa. Capita anche che giovani donne in ottima forma fisica, che sono solite frequentare palestre o altri tipi di attività fisica, trovino molta difficoltà nell’isolare i movimenti di diverse parti del corpo, in particolare i fianchi. La necessità, per molte donne, di sciogliere il bacino e imparare ad agitare i fianchi, è ben nota a tutti i professionisti del massaggio che riscontrano spesso questa parte bloccata, nelle loro pazienti, con tutti i danni che ne possono derivare a carico della schiena, della circolazione e dell’apparato genitale.
Dopo l’infanzia, raramente le femmine hanno la possibilità e l’occasione per ruotare i fianchi o ondeggiare il bacino, probabilmente a causa dei tabù culturali riferiti a questa zona del loro corpo. I movimenti tipici della Danza del Ventre richiedono di acquisire la capacità di isolare il movimento di singoli gruppi di muscoli; lo shimmy consiste in un intenso fremito del bacino, fondo schiena e natiche, mantenendo ferma la parte superiore del busto. Una danzatrice del ventre esperta riesce a combinare questo movimento abbinato ad altri delle braccia e delle gambe in modo completamente indipendente tra loro benché armonico.
È facilmente comprensibile come tutto l’allenamento necessario per ottenere questi risultati sia di enorme beneficio per l’elasticità e la buona salute del corpo.
Resiste anche la convinzione che la Danza del Ventre sia riservata ai giovani, in particolare a donne giovani e snelle un po’ come per la danza classica. Non è così per la Danza del Ventre che consiste principalmente in movimenti circolatori e ondulatori che favoriscono una estrema flessibilità, ottenibile attraverso la pratica, con qualsiasi conformazione fisica. Si tratta di un’arte basata sulla sinuosità ed eleganza della forma, che tende a stimolare un atteggiamento di pace e calma interiore raggiungibile a tutte le età.
Inoltre una danzatrice del ventre concentra la propria energia nell’addome e mantiene un costante contatto con il suolo, ristabilendo la corretta collocazione del centro di gravità, che a causa dei moderni stili di vita è comunemente spostato in alto nella gabbia toracica. I lenti movimenti di rotazione della Danza del Ventre sono descritti nei testi di centinaia di anni fa che trattano del parto naturale; donne arabe, tahitiane e maori li utilizzavano istintivamente per distendere i muscoli della schiena e alleviare i dolori del travaglio, procurando inoltre uno stimolante massaggio interno al feto.
Così si completa il cerchio: la Danza del Ventre torna ad essere ciò che era all’origine e che oggi auspichiamo venga riconosciuto da tutti “Un inno alla vita e alla creazione”.
L’evoluzione della Danza del Ventre
Per le Danze Orientali, come per tutte le altre forme d’arte, il contesto storico, geografico e sociale influenza gli artisti ed in questo caso le danzatrici; di conseguenza, come per la pittura parliamo di opere medievali, rinascimentali, contemporanee…anche nella Danza del Ventre è logico osservare un’evoluzione nello stile.
Negli ultimi decenni, in America ed in Europa, questa danza si è diffusa enormemente, inizialmente portata da danzatrici e coreografi mediorientali. Ora sta diventando sempre più presente nel nostro quotidiano: vediamo movimenti sinuosi dei fianchi nei video musicali, nelle esibizioni di danzatrici negli show televisivi ed è sempre più frequente riconoscere una scala araba o uno strumento mediorientale nel ritornello di una canzone pop; oggi esistono danzatrici occidentali di seconda generazione e molte ballerine che si sono avvicinate a quest’arte già da bambine: tutto questo porta ad una naturale “contaminazione” dello stile classico egiziano, dal flamenco alla danza classica passando per la break dance e il modern jazz, anche i movimenti e le musiche del folklore mediorientali trovano nuove vie nella Tribal Bellydance.
La Danza Orientale in occidente si è arricchita di nuove tecniche e questo l’ha modificata profondamente sotto diversi aspetti; l’introduzione di esercizi mirati, spesso tratti da altre tecniche come yoga e pilates o dalla preparazione utilizzata per la danza classica, danno alla danzatrice maggiori abilità fisiche oltre a proteggerla dai possibili danni causati da movimenti scorretti.
Anche per quanto riguarda le esibizioni e gli spettacoli professionali l’evoluzione portata dagli occidentali è evidente: negli ultimi anni la Danza Orientale è entrata di diritto nei teatri americani ed europei e, prendendo spunto dai grandi musical, si è arricchita di luci, scenografie ed effetti speciali che la rendono apprezzabile dal grande pubblico, che difficilmente si appassionerebbe ad uno show in stile egiziano con danze folkloristiche, faraoniche e tannoura.
Guardando questi grandi spettacoli contemporanei si può sicuramente osservare che non sono mirati a diffondere la vera tradizione mediorientale, ma hanno l’enorme merito di dare prestigio a questa arte ponendola alla pari di altre discipline da sempre considerate meritevoli di attenzione; inoltre, le notevoli abilità delle danzatrici occidentali contemporanee sono tali da poter essere riconosciute anche da un occhio non esperto.
La realizzazione di coreografie corali ispirate al balletto classico o ai grandi musical arricchiscono le potenzialità espressive delle nuove compagnie di danza e i remix o le reincisioni dei brani classici completano questo quadro.
Un’arte in continua evoluzione e sperimentazione è un’arte viva e la Danza del Ventre merita di continuare a crescere come arte, disciplina ed espressione vitale.